3829 recensioni a vostra disposizione!
   

REVOLUTION
(REVOLUTION)
Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 17 aprile 1986
 
di Hugh Hudson, con Al Pacino, Nastassia Kinski, Donald Sutherland, Joan Plowright (Stati Uniti - Gran Bretagna, 1985)
 
Revolution è un film tradizionale. Non solo perché dei film "storici", di quelli con tante comparse che muoiono dl fame per i vicoli o che si fanno infilzare dalle baionette, non se ne vedono più in circolazione in questi anni dl effetti speciali; ma perché si basa sul principio dl ogni film del genere. Quello del parallelo fra destino individuale e universale.

Il grande avvenimento storico (qui la guerra d'Indipendenza americana) visto attraverso gli occhi dl un umile protagonista: la mutazione storica riflessa nelle peripezie dl una vita comune. Un passo oltre le sue premesse RevolutIon rivela immediatamente le proprie ambizioni. Stilisticamente, d'ispirarsi a Barry Lyndon e non solo perché qui, come nel capolavoro di Kubrick, assistiamo ai riti del parrucchini e delle ciprie cari alle mascherate dell'alta borghesia settecentesca. Hudson, come Kubrick, tenta di osservare con occhio distaccato le battaglie tramandateci dalla pittura, o la vita quotidiana; e d'infrangere grazie a questa distanziazione il senso del bello, l'oleografia, quindi il mito che quel secolo ci ispira.

Nei suoi significati REVOLUTION non si accontenta dl essere un film storico È anche un film dl guerra: non solo ci dipinge (e brillantemente) Innumerevoli battaglie. Ma descrive altri momenti della vita militare: gli accampamenti, le trasferte, la vita del soldati nei momenti di pausa guerriera. Ma ancora, e soprattutto, REVOLUTION vuol essere un film critico, e quindi un film politico. La guerra, ed i suoi protagonisti sono costantemente smitizzati da ogni loro eventuale aspetto esaltante (e qui si comprende la ragione del fiasco commerciale del film davanti alle platee rambizzate dei teen-ager americani) la seduzione estetica delle battaglie viene sapientemente ricondotta al loro tragico realismo. "We love you", gridano ai poveracci che partono a farsi massacrare dagli inglesi (il medesimo "amore" reclamato dai reduci del Vietnam rambizzati); ma quando tornano, se tornano, negano di risarcirli con quattro dollari per le terre e gli arnesi confiscati.

Hudson ci introduce così in un altro aspetto del film, la critica della rivoluzione. Di ogni rivoluzione, non solo di quella americana: i poveri rimangono poveri, il caos iniziale (con la statua del tiranno che viene tradizionalmente abbattuta) sfocia nel disordine, solo apparentemente gioioso, finale. I sogni, come le battaglie, sfumano nella realtà della violenza, degli intrighi, delle ambiguità.

Ma in qualcosa, allora, deve pur credere questo povero Al Pacino, trascinato suo malgrado (L'amore per il solo figlio rimastogli) in un macello camuffato da eroico patriottismo del quale farebbe più che volentieri a meno. Qui le cose si guastano: altrimenti, così come ve lo abbiamo descritto, RevolutIon sarebbe un film riuscito. Pacino, visto che nella seconda parte del film vediamo diventare esploratore dl guerra, assieme agli amici indiani dovrebbe impersonare un altro mito americano. Quello dell'uomo vicino alla natura, dell'avventuriero alla Fenimore Cooper: che trova nella semplicità di quell'incontro le ragioni di giustizia e di eguaglianza che conducono al sogno americano.

Tutto ciò è pura deduzione: sarà nostro compito esercitarla, ma Hugh Hudson non ci aiuta granché. Che l'autore di Chariots of Fire e di Greystoke fosse uno al quale piacciono le belle immagini a detrimento delle psicologie lo avevamo compreso da un pezzo: che fosse negato a raccontare una storia lo impariamo ora. Nel film non mancano le sequenze, isolate, riuscite: il lungo colloquio col figlio, per impedirgli di morire. Soprattutto, la fuga nella natura, che ci dimostra, come nel Tarzan precedente, che Hudson possiede il segreto della descrizione fisica degli elementi naturali. Ma un film si significa, o si autodistrugge, a livello di sceneggiatura.

In REVOLUTION si direbbe non esista: gli avvenimenti sono slegati, la progressione (non solo storica, ma anche psicologica o semplicemente drammatica) è un puro desiderio. I dialoghi sono insignificanti, i personaggi del tutto abbandonati a loro stessi: Pacino, con il suo accento del Bronx e una grinta che non demorde nemmeno quando gli gridano "cut". E Nastassia imbruttita (e passi, visto i tempi che correvano) alle prese con un personaggio impossibile di figlia di buona famiglia reazionaria che va a fare la crocerossina ante litteram.

Rimangono le belle figurine e le buone intenzioni. Un po' poco per un film di quindici milioni (dollari) costato trenta: un po' troppi per la Goldcrest che l'ha prodotto e arrischia il fallimento. Decisamente, se volete far soldi in questo momento, lasciate perdere l'antimilitarismo.


   Il film in Internet (Google)
  Film dello stesso regista

Per informazioni o commenti: info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch

Elenco in ordine


Ricerca






capolavoro


da vedere assolutamente


da vedere


da vedere eventualmente


da evitare

© Copyright Fabio Fumagalli 2024 
P NON DEFINITO  Modifica la scheda